Abbiamo visto abbiamo detto che la struttura è l'architettura del Decameron gioca un ruolo fondamentale nell'economia di quest'opera e costituisce di fatto la grandezza la originalità e la grande novità anche del Decameron perché non si tratta per l'appunto di una raccolta antologica di novelle in cui le varie novelle sono raggruppate secondo dei criteri tematici e poi articolate, messe lì una dietro l'altra senza un filo conduttore, ma attraverso vari e diversi espedienti l'autore crea un tessuto un contesto una trama di fondo organica entro la quale le novelle sono inserite. Quindi anche se ciascuna Novella è di fatto autonoma, è fruibile in modo autonomo, in diversi luoghi del testo Boccaccio, crea dei legami tra le novelle, mette in avanti la reazione della Brigata a queste novelle; dà delle chiavi interpretative attraverso le parole dei membri della brigata, eccetera eccetera. E fornisce anche degli elementi di connotazione psicologica e caratteriale dei protagonisti della Brigata. I luoghi in cui emerge questo tessuto questo filo conduttore questa grande struttura entro la quale si articolano le novelle sono essenzialmente le introduzioni e le conclusioni alle varie giornate e anche la fase introduttiva, cioè il momento in cui i novellatori prendono la parola e introducono essi stessi la loro Novella. Abbiamo visto l'introduzione alla prima giornata, abbiamo detto essere particolarmente lunga rispetto alle altre, ma abbiamo già detto che uno dei uno dei dati principali delle introduzioni, una delle caratteristiche comuni a tutte le introduzioni alle dieci giornate del Decameron è quella di mostrare il modo in cui la Brigata trascorre le proprie giornate e anche di scandire lo scorrere del tempo. Analoga funzione hanno le conclusioni delle diverse giornate. Possiamo vedere tra le varie conclusioni, così a campione a titolo di esempio, possiamo scorrere molto rapidamente la conclusione della Terza Giornata. Vediamo innanzitutto che la conclusione si apre con la reazione all'ultima novella che era stata narrata. Le novelle della terza giornata erano state dedicate... il tema della terza giornata era quello di chi col proprio ingegno con le proprie capacità riusciva a ottenere una cosa molto desiderata o a recuperare una cosa perduta. L'ultima novella, la decima novella della Terza Giornata, era stata narrata da Dioneo (che abbiamo già incontrato) e nella conclusione v'è quindi la reazione della Brigata: "mille fiate o più avea la novella di Dioneo a rider mosse l'oneste donne tali e sì fatte lor parevan le sue parole". Si tratta in effetti di una novella piuttosto divertente, è la storia di Rustico e Alibech, novella giocata su una una battuta sostanzialmente... ora non non abbiamo il tempo di ripercorrerne tutta la trama, è comunque una novella piuttosto celebre: la cosa importante è farvi osservare per l'appunto come in questa conclusione Boccaccio manifesti la reazione della brigata alla novella che è stata appena narrata, e il passaggio poi di testimone. Dice infatti: "per che, venuto egli al conchiuder di quella" [quindi nel momento in cui Dioneo aveva completato terminato la sua novella] "conoscendo la reina che il termine della sua signoria era venuto" [quindi conoscendo la reina... la regina della terza giornata era Neifile: per cui Neifile vedendo che era conclusa l'ultima novella e quindi che era giunta la fine del suo regno sostanzialmente] "levatasi la laurea di capo quella assai piacevolmente pose sopra la testa a Filostrato": il re e la regina di ciascuna giornata erano contraddistinti dalla presenza di una corona di alloro in testa, e quindi Neifile passa la corona, si toglie la corona di alloro dal capo e la pone sulla testa di Filostrato, incoronandolo così re della giornata successiva, ovvero della Quarta giornata. Segue una schermaglia, una serie di battute tra gli uomini e le donne della Brigata: sono delle battute che fanno riferimento alle novelle narrate nel corso della giornata, battute a sfondo, anche se volete piuttosto allusivo in senso erotico, ma attenzione perché comunque i membri della brigata certo utilizzano a volte un linguaggio anche allusivo, ma non valicano mai il limite della compostezza e dell'onestà, quindi fanno delle battute piuttosto allusive in termini erotici, ma non sono mai volgari. E insomma Filostrato dopo questa piccola schermaglia con le donne della Brigata prende... dà disposizioni per l'organizzazione della giornata in cui è lui incaricato di gestire la brigata e stabilisce il tema l'argomento della giornata successiva: e quindi vedete che di volta in volta un re o una regina passano il testimone al re alla regina della giornata successiva, il quale stabilisce l'argomento che dovranno affrontare, trattare le novelle della giornata. E l'argomento stabilito da Filostrato è quello di "Coloro li cui amori ebbero infelice fine" perché Filostrato... ("nomen omen": abbiamo visto che Boccaccio aveva attribuito dei nomi parlanti ai personaggi ai membri della brigata) Filostrato significa letteralmente distrutto dall'amore o meglio "abbattuto da amore", per è cui chiaramente un personaggio che già nel nome richiama l'infelicità amorosa, e quindi stabilisce di dedicare la giornata di cui egli è re agli amori infelici. Vedete che è ancora sempre in queste zone introduttive e conclusive, quindi in tutte queste zone interstiziali tra le novelle, Boccaccio si dilunga nel descrivere il comportamento tenuto dai membri della brigata: e quindi ci dice per esempio che per passare il tempo tra il momento in cui hanno narrato le novelle e il momento poi di cenare e andare a dormire, che cosa fanno i membri della Brigata? Alcuni inseguono i deliziosi animali selvatici che popolano la campagna attorno al palazzo dove si sono ritirati; altri vedete "Dioneo e la Fiammetta cominciarono a cantare di Messer Guglielmo e della dama del Vergiù" si tratta di un celebre cantante francese, quindi che cosa fanno? sono impegnati impegnano il tempo in un'occupazione letteraria sostanzialmente, quindi intonano questo celebre cantare di tematica amorosa cortese; mentre Filomena e Panfilo giocano a scacchi. Sostanzialmente tutti quanti passano il tempo in occupazioni che sono degne della migliore nobiltà colta e educata... e voi dovete immaginare tutto questo mentre al di fuori di questo contesto così allegro e sereno sta infuriando la morte e la distruzione della peste. E come si conclude la giornata nel suo complesso? Filostrato, come avevano fatto le regine che lo avevano preceduto, invita Lauretta a cantare. Quindi (anche questa occupazione di una nobiltà colta ed educata...) i personaggi protagonisti della brigata cantano delle canzoni delle ballate accompagnandole con dei balli. Quindi Lauretta un po' si schernisce prima di intonare la sua canzone, ma insomma poi accetta e canta intona una ballata che di fatto anticipa l'argomento della giornata successiva perché è... ha per tema una un'innamorata infelice ("Niuna sconsolata da dolersi ha quant'io ch'invan sospiro Lassa innamorata". Nelle varie conclusioni alle giornate del Decameron sono sempre inserite questi canti o queste ballate, intonate dalle donne della della comitiva, che ci restituiscono l'immagine festosa e il piacevole trascorrere del tempo della brigata. Sostanzialmente, anche se noi non leggeremo insieme le novelle del Decameron, mi importa farvi osservare che anche se le novelle presentano una estrema ricchezza e varietà di luoghi, di periodi storici e soprattutto dal punto di vista sociale e culturale un'estrema varietà di personaggi (abbiamo re, regine, principi; ma abbiamo anche mercanti, personaggi del popolo, abbiamo suore, frati, abbiamo eremiti....) insomma veramente uno spaccato sociale estremamente ampio, tutto questo insieme tutto questo universo tutta questa varia umanità e la ricchezza di questo mondo è in realtà filtrata e osservata da un'unica prospettiva, e molto privilegiata, quella di un preciso ceto sociale, ovvero dai membri della brigata, che sono giovani, che sono nobili, che sono ricchi, che sono colti, che sono onesti e educati, e che con i loro modi educati con le loro buone maniere, anche con la loro piacevole e civile conversazione, danno forma attraverso le parole, attraverso la narrazione, a un universo ricchissimo che contiene tutto il bene e il male che esiste effettivamente nel mondo, ma che è e resta incontaminato dallo sfacelo della peste, perché la peste resta al di fuori del palagio e del giardino nel quale loro si ritirano. E quindi non soltanto loro si proteggono e riparano dalla pestilenza, ripristinano un ordine sociale, l'armonia, l'allegria, il lieto e piacevole trascorrere del tempo... ma anche virtualmente attraverso la narrazione chiamano quasi virtualmente a popolare quel quel loro universo l'intera umanità che era temporaneamente bandita al di fuori dal giardino e flagellata dalla peste. Boccaccio insomma sta mettendo in scena, sta rappresentando l'enorme potere della letteratura e della narrazione: certo consolazione (ricordiamo nel Proemio l'obiettivo, il fine del Decameron: quello di consolare le donne affrante); certo distrazione (distrazione per le lettrici, ma distrazione anche per l'allegra brigata che comunque trascorrere e passare il tempo, che deve distogliere i pensieri dall'orrore dell'epidemia); ma anche il potere di ricreare un mondo, un universo: di dare vita a una serie di personaggi e situazioni attraverso i quali ricreare una realtà alternativa nella quale trincerarsi per sopravvivere in attesa che il mondo quello reale e concreto diventi di nuovo accessibile in sicurezza.